Se gli si dovesse chiedere del suo impegno per la sua provincia agrigentina, lui, l’agrigentino Angelino Alfano, pluri – ministro della Repubblica, con pochi se non pochissimi conterranei eguali per traguardi istituzionali tra le pagine della storia italiana post unitaria, risponderebbe “Batti cinque!”, utilizzando il grintoso schiaffo col palmo della mano praticato nel suo sport preferito, la pallacanestro, per rendere subito idea dei primi cinque cavalli, per importanza, che Alfano ha cavalcato nel suo territorio di origine, nell’arco esatto di un ventennio, con tenacia, e la consapevolezza che “il cavallo buono si vede a lunga corsa”. E l’ultimo cavallo Alfano lo ha appena condotto ad Agrigento, al capolinea della raddoppiata strada statale 640, galoppando in 21 minuti (li ha cronometrati in automobile) da Canicattì verso la città dei Templi, per inaugurare il lotto agrigentino della “Strada degli Scrittori”. A margine del taglio del nastro, e del rinnovato, e affranto, pensiero alle vittime della ex 640, tra cui anche suoi cari amici, Angelino Alfano, nel corso di poco più di 7 minuti di intervista al Videogiornale di Teleacras, ha reso testimonianza del proprio impegno politico, tracciando un solco che ha sempre caratterizzato la sua attività politica, tra, da una parte, il clientelismo spicciolo, la cura limitata e limitante del proprio orticello elettorale, e dall’altra l’inseguimento e il perseguimento di traguardi capaci di incidere ed estendersi profondamente e ad ampio raggio nel territorio rappresentato, come il fungo atomico. Con Enzo Fontana presidente della Provincia di Agrigento, da leader regionale di Forza Italia e poi a fianco di Berlusconi, il ministro Alfano ha sempre impugnato strette le redini del raddoppio della 640, foraggiando e abbeverando il cavallo ogni qualvolta ve ne fosse bisogno, dalla posa della prima pietra fino all’ultima, il 28 marzo 2017, il giorno della galoppata conclusiva. “Batti cinque!”: e discorrendo del suo lavoro per Agrigento, da Palermo o da Roma, Alfano ha ricordato il tormento della sete e della mancanza d’acqua. E chi scrive ricorda Angelino Alfano quando propose all’ex sindaco di Agrigento, Aldo Piazza, bersaglio degli agrigentini assetati e inviperiti, di montare un pannello in piazza Stazione dove pubblicare ogni giorno la quantità d’acqua miserevole fornita al Comune di Agrigento dai tanti enti e consorzi dell’epoca, spesso gestiti dal sottogoverno della politica che ha usato i rubinetti pubblici per ricattare e accalappiare il consenso elettorale. “Adesso – e sono parole di adesso di Alfano – il problema non è stato del tutto risolto ma sicuramente non è più lo stesso problema di un tempo”. E come rispondere che non è la verità, in ragione anche di un altro cavallo di Alfano, il dissalatore, che oggi, essendo compensato da altre fonti, non è utilizzato, ma che sarebbe il classico “piano B” qualora l’imprevisto imprevedibile si avverasse. E l’imprevisto imprevedibile si materializzò come uno spettro a ridosso del nuovo ospedale “San Giovanni di Dio”, quando la magistratura intimò l’ordine di sgombero e si prospettò l’ipotesi avvilente dell’ospedale da campo montato fuori la struttura da pochi anni inaugurata e resa precaria dal cemento depotenziato. Alfano convocò i vertici della Protezione civile, con in testa Bertolaso, in Prefettura ad Agrigento (ricordo un pomeriggio infuocato di agosto del 2009), e tra le parti in causa fu partorito il progetto a rimedio. E così è stato anche per il Tribunale di Sciacca, a rischio soppressione e poi salvato dal taglio della “spending review” nell’agosto 2012 da Alfano segretario nazionale del Popolo della Libertà. Così è stato: ancora un affermativo perché oggettivamente non è praticabile il condizionale a meno che non si pratichi pregiudizialmente, come spesso accaduto, il teorema della preconcetta ostilità verso il ministro forse colpevole di essere volato troppo in alto a dispetto di altri. Troppo in alto tanto da minacciare nel settembre scorso al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, la crisi di governo se nel Patto per il Sud e per la Sicilia non fosse stato inserito il finanziamento per il consolidamento del colle di Girgenti e della Cattedrale. E Renzi rivelò la minaccia alla stampa, intervenendo ai piedi del Tempio della Concordia, nella Valle dei Templi, la stessa dove Alfano, come ama raccontare, si imboscava con la fidanzata, anni prima che volasse in alto e “battesse cinque!”.