La strada statale 640 Agrigento – Caltanissetta, il raddoppio delle corsie di marcia, oltre 8 anni di lavori, e “cui prodest”, a chi giova? I vantaggi per gli utenti, residenti, pendolari, commercio, trasporti, turismo, e tanto altro ancora, sono così indubitabili che non è il caso di approfondire più di tanto. Basti l’esempio dell’aeroporto “Fontanarossa” a Catania o “Falcone e Borsellino” a Palermo, più facilmente e velocemente raggiungibili da e verso la provincia agrigentina. Però la costruzione dell’opera, che il ministro Alfano ha definito la più importante dopo la costruzione dei Templi, non ha giovato al tessuto economico – imprenditoriale locale, alle imprese agrigentine, ai costruttori edili nostrani, che hanno solo leccato la sarda. E il presidente provinciale dell’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili, di Agrigento, Carmelo Salamone, il giorno dell’avvento dei ministri Delrio e Alfano, del capo dell’Anas, Armani, e del governatore Crocetta, per tagliare il nastro del lotto agrigentino della 640, spiega perché e afferma: “La presenza del ministro Graziano Delrio è un’opportunità per denunciare nuovamente il tentativo di cancellare dal mercato centinaia di piccole e medie imprese del settore edile. La nuova normativa sugli appalti che impone le procedure negoziate fino ad 1 milione di euro ha questa unica finalità. La gestione dei lavori della statale 640 a mezzo di un General Contractor, quindi un contraente responsabile unico, ha avuto come risultato l’impoverimento delle piccole e medie imprese edili della provincia agrigentina, rappresentando un fallimento per tutto il territorio e non un’opportunità di sviluppo. Ancora più grave è l’utilizzo da parte di Anas ed Rfi dello strumento dell’Accordo Quadro per i lavori di manutenzione straordinaria, col quale, senza alcun tipo di progettazione, sono assegnate discrezionalmente risorse a pochi grandi gruppi escludendo la partecipazione delle piccole e medie imprese locali dalle procedure di mercato sane. Le scelte di Governo, a tutti i livelli effettuate, hanno determinato nel settore edile provinciale agrigentino, dal 2008 al 2016, una diminuzione delle ore lavorate pari a meno 63%, delle imprese operanti pari a meno 40%, degli operai impiegati pari a meno 63%. Ance Agrigento si appella al buon senso, che dovrebbe animare l’agire di chi governa il Paese, affinché si intervenga tempestivamente per modificare le aberranti norme, volute da chi ha come unica finalità l’impoverimento di molti a vantaggio di pochi. Gli affidamenti ad operatori unici rappresentano un limite alla concorrenza nel mercato, e le richieste di modificare le norme alla base di tali storture non provengono esclusivamente dal territorio agrigentino ma da tutta Italia.”