Le intercettazioni registrate dai Carabinieri e le dichiarazioni del pentito Francesco Chiarello rivelano ancora retroscena nell’ambito dell’inchiesta sul barbaro assassinio dell’avvocato Enzo Fragalà a Palermo. Il pentito Chiarello racconta che il presunto capomafia del mandamento di Porta Nuova, Tommaso Lo Presti, quando Antonino Abbate nel 2013 gli mostrò in carcere l’avviso di garanzia che gli fu notificato perché indagato, commentò negativamente il modo di esecuzione del delitto, e le sue parole, ascoltate da Chiarello anche lui detenuto, sarebbero state: “Quattro cristiani, e poi pure vicino al tribunale. Queste cose così non si fanno.” E Antonino Abbate gli avrebbe replicato così: “Ma è Gregorio Di Giovanni che ha deciso di fare queste cose.” E Lo Presti: “Ma perché non lo seguivano, magari a casa? Pure un cristiano o due c’abbastavano, no che andate quattro cristiani…Lo assicutavano posto casa e glieli davano dentro al portone. No vicino al tribunale.” E Abbate: “Ma Gregorio Di Giovanni ha voluto così… Ha deciso anche che ci si doveva dare dei colpi di mazza.” E poi, ancora Francesco Chiarello racconta come fu trascorsa la sera dopo l’aggressione a Fragalà, il 23 febbraio 2010. Chiarello è prima insieme a Francesco Castronovo, inteso Coccodrillo, e presunto esecutore materiale dell’omicidio Fragalà, e poi più tardi i due sono raggiunti da Salvatore Ingrassia. E le parole di Chiarello sono: “Erano impauriti, e dicevano: se le telecamere ci hanno ripresi, siamo consumati. Ma erano anche euforici: a me piace la Redbull, e a Coccodrillo la Beck’s. Verso le nove e mezza con Francesco Castronovo ci siamo andati a sedere da Maurizio Pecoraro. Verso le undici e mezza spunta Salvatore Ingrassia e siamo stati insieme fino alle cinque del mattino. Ce ne andiamo da mio cugino alla Vucciria, che ha dei pub, poi ce ne andiamo ai Candelai, che Luigi Giardina, il cognato di Gianni Nicchi, aveva un pub… Beviamo. Ingrassia è scemo: dopo essere stati per locali, ci ha fatto passare dove c’è stato il pestaggio di Fragalà… c’erano le forze dell’ordine, c’era pure un nastro rosso. Lasciamo Ingrassia, che abita in via Principe di Scordia mi sembra, io e Francesco entriamo a casa mia. Mia moglie mi aspetta, non va a letto se non ci vado io… Francesco era un pochettino bevuto, si era tirato pure un po’ di cocaina assieme ad Ingrassia. Mi fa: Cumpà, io mancu vuleva partecipare, Totò mi chiamò di pomeriggio e mi cuntò che tu ti ittasti narreri, fusti un dibulazzu.. e mi dissi se stasera ci putiva iri puru io.” Dunque, Francesco Castronovo si sfoga con Chiarello : “Tu non ci sei voluto andare, e hanno chiamato me.” Poi, ancora Castronovo prosegue: “Chi può succediri?”. E Chiarello risponde: “Cumpà, chi ti può succediri? Si menza a Diu ti pigghianu i telecamere, si cunsumatu.” E Castronovo: “Dici, sugnu cunsumatu? Si mi succedi na cosa, Totò Ingrassia può pagari u cuntu.”