Se lo scorso 4 dicembre 2016 al referendum sulla riforma costituzionale avesse vinto il sì alla riforma, adesso la proposta della nuova legge per la protezione dei testimoni di giustizia, approvata alla Camera dei Deputati, sarebbe già legge. E invece no: la legge sarà sotto esame del Senato, e se il Senato la dovesse modificare rientrerà ancora una volta alla Camera. A Montecitorio ok alla normativa che comprende non solo i testimoni di giustizia ma anche altre persone che sono in pericolo perché sono parenti o convivono con il testimone di giustizia. Il testo è frutto delle indicazioni in materia tracciate dalla Commissione nazionale antimafia, e la prima firmataria del disegno di legge è la presidente, Rosy Bindi. La legge è stata approvata con 314 voti a favore e nessun contrario, con delle riduzioni di spesa imposte dalla Commissione Bilancio e recepite in Aula con emendamenti poi approvati. Si tratta della prima legge che si occupa interamente dei testimoni di giustizia, che fino ad oggi sono stati regolamentati dalla legge sui collaboratori della giustizia. In Italia i collaboratori sono 1277 con oltre 4 mila familiari. E i testimoni sono 78 e 255 sono i familiari. Il testo, tra l’altro, introduce un indennizzo forfetario per il testimone, amplia la possibilità di assunzione nella Pubblica Amministrazione, estende le misure a sostegno delle aziende sequestrate previste dalla riforma del Codice Antimafia anche alle aziende del testimone, consente di assegnare ai testimoni beni confiscati alla mafia, assicura il ricorso all’incidente probatorio e alla video conferenza per ridurre al minimo l’esposizione nel processo del testimone. La stessa Rosy Bindi interviene dopo l’approvazione e commenta: “Segniamo un punto importante nella civiltà giuridica del nostro Paese: non era possibile continuare a normare con la stessa legge persone che, per quanto siano preziose per la lotta alla criminalità, sono diverse profondamente: i collaboratori si sono macchiati di delitti efferati, i testimoni di giustizia invece sono cittadini normali, che hanno subito la violenza delle mafie o assistito e denunciato, e si sono recati nelle aule giudiziarie a indicare i colpevoli.” E l’Associazione nazionale dei testimoni di giustizia, tramite il presidente, l’imprenditore agrigentino, Ignazio Cutrò, apprezzando la positività della norma e auspicando una rapida approvazione da parte del Senato, sottolinea che al testo è stato aggiunto e approvato un ordine del giorno, presentato dai deputati Maestri, Civati, Brignone, Pistorino e Matarelli che impegna il Governo a riservare quote prestabilite di lavori e forniture alle imprese dei testimoni di giustizia al fine di scongiurare la chiusura delle loro attività, soffocate dalla violenza e prepotenza mafiosa o dall’effetto perverso di un crollo delle commesse, pubbliche e private, a seguito della denuncia di estorsione.