I mafiosi, o presunti tali, sono accorti e prudenti. Temono le microspie, e di essere intercettati. E per sfuggire all’occhio invisibile, armati di giacche e cappotti anche in estate, si sono riuniti finanche in una cella frigorifera di un fruttivendolo di Alcamo. Ecco perché l’operazione è stata intitolata “Freezer”. Ancora terra bruciata intorno al superlatitante Matteo Messina Denaro, e il fuoco è stato appiccato dai poliziotti della Squadra Mobile di Trapani, capitanati da Fabrizio Mustaro, e coordinati dalla Procuratore aggiunto di Palermo, Teresa Principato, e dai sostituti Carlo Marzella e Gianluca De Leo. Le indagini hanno svelato che il nuovo capo del mandamento mafioso di Alcamo sarebbe un uomo di esperienza e con precedenti, Ignazio Melodia, inteso “u dutturi”, e lui medico lo è davvero, e ha lavorato all’Ufficio di igiene di Alcamo. Melodia sarebbe stato battezzato personalmente da Messina Denaro, che lo avrebbe punto, “la punciuta”, ed è stato carcerato dal 2002 al 2012. Anche il padre di Ignazio Melodia, e altri familiari, sono stati in odore di mafiosità e hanno visitato le patrie galere. Altre 5 persone sono state arrestate, Salvatore Giacalone, 62 anni, di Alcamo, Antonino Stella, 69 anni, originario di Marsala, Filippo Cracchiolo, 56 anni, di Alcamo, Giuseppe Di Giovanni, 32 anni, di Alcamo, e Vito Turricciano, attualmente detenuto, 70 anni, di Castellammare del Golfo. E il questore di Trapani, Maurizio Agricola, spiega: “Ancora una volta è emersa la pervicace condotta mafiosa volta a condizionare il tessuto economico nonché a tentare di influenzare le locali realtà politico-amministrative. E tale condotta è resa ancora più pericolosa dalla levatura criminale dei personaggi coinvolti.” Infatti, Melodia si sarebbe impegnato anche nella campagna elettorale per le Amministrative 2016 al Comune di Alcamo. E poi, agli atti dell’inchiesta vi è la registrazione con un telefonino ad opera di un imprenditore vittima di un’estorsione compiuta da Ignazio Melodia, che si rivolge così allo stesso imprenditore: “Io mezza provincia di Trapani comando.” E anche tra le pagine di cronaca e di giudiziaria agrigentine emerge il nome di Ignazio Melodia, che è stato condannato, insieme al medico di Favara, Giuseppe Nobile, e al pentito di Racalmuto, Maurizio Di Gati, per estorsione aggravata a danno di un imprenditore di Favara, Salvatore Vullo, titolare della Sa.Bo. Vullo avrebbe pagato un pizzo di 10mila euro perchè impegnato in lavori a Partanna, in territorio di Trapani.