La mafia rurale che assalta le città, la Cosa nostra del secondo dopoguerra, se non la si legge adesso la si leggerà al più presto nei libri di storia. Infatti, la criminalità organizzata di stampo mafioso, in ampia parte, si è infiltrata nelle pubbliche amministrazioni, dagli scarponi campagnoli ai colletti bianchi. E ciò è testimoniato da un report del Centro Pio La Torre, che si è basato sui dati a disposizione del Tribunale di Palermo. Ebbene, solo al Comune di Palermo, dal 2012 al 2016 i reati contro la pubblica amministrazione sono raddoppiati: da meno di 100 a oltre 200 sono i procedimenti innanzi ai giudici delle indagini o delle udienze preliminari. E meno di 50 sono poi sfociati nel dibattimento. Ancora secondo la ricerca del “Pio La Torre”, i Comuni siciliani sciolti per infiltrazioni mafiose dal 1991 al 2016 sono stati 55: 24 nella provincia palermitana, 8 Catania, 7 Agrigento, 6 Trapani, 4 ciascuno tra Caltanissetta e Messina, e uno nelle province di Siracusa e Ragusa. I reati più ricorrenti, ancora tra il bianco dei colletti della pubblica amministrazione, sono peculato, malversazione, corruzione e concussione, e a fronte di ciò sono aumentate le denunce, che in Italia sono state 1266 nel 2010, 1300 nel 2011, 1527 nel 2012 e poi 1420 nel 2013 e 1346 nel 2014. Nel frattempo, la Direzione investigativa antimafia ha radiografato le condizioni di salute dei clan mafiosi e ha depositato le lastre al ministero dell’ Interno. Nell’ultimo periodo di tempo ai raggi x, tra il primo gennaio e il 30 giugno 2016, secondo la Dia “Cosa nostra agrigentina si presenta, ancora, come un’organizzazione strutturata in modo unitario, in contatto diretto con altri gruppi mafiosi e operativa secondo codici comportamentali arcaici che si perpetuano nel tempo. Quanto alle aree di influenza, si conferma, per Cosa nostra, la presenza di 7 mandamenti e di 41 famiglie, mentre relativamente alla Stidda, sarebbero presenti 8 sodalizi operanti nei comuni di Bivona, Camastra, Campobello di Licata, Canicattì, Naro, Palma di Montechiaro, Favara e Porto Empedocle, non più in aperta opposizione con la principale organizzazione mafiosa.”