La Procura di Palermo indaga, ed è una inchiesta conoscitiva, sull’ approdo e la permanenza in Sicilia del tunisino ritenuto l’attentatore stragista di Berlino. A Palermo indagano il procuratore Francesco Lo Voi, gli aggiunti Leonardo Agueci e Maurizio Scalia, e il sostituto Calogero Ferrara. I trascorsi criminali di Anis Amri lo hanno costretto alla detenzione in carcere. Nel 2013, tra i tanti penitenziari dove ha girovagato, è detenuto ad Agrigento, nel carcere “Petrusa”, dove, secondo quanto è stato annotato nella scheda di Anis Amri, si sarebbe radicalizzato. E ciò due anni dopo lo sbarco a Lampedusa, nel 2011. E nell’ isola agrigentina si è subito distinto per avere partecipato all’ insurrezione incendiaria a danno del Centro d’accoglienza. E ciò sarebbe accaduto anche nel centro di Belpasso a Catania. Poi, dopo esperienze altrettanto negative in una casa famiglia e a scuola dove è stato iscritto, subisce la condanna a 4 anni per lesioni e violenza privata, ed è carcerato tra Catania, Enna, Sciacca, Agrigento e Palermo, sia a Pagliarelli che all’Ucciardone. E nel corso di 4 anni di detenzione gli sono contestate 12 violazioni disciplinari, con 74 giorni di isolamento. Il Dap, il Dipartimento dell’ amministrazione penitenziaria, lo segnala al Comitato analisi strategica antiterrorismo per i suoi comportamenti : lui frequenta solo detenuti tunisini, e avrebbe minacciato di tagliare la testa ad un detenuto cristiano. Nel 2015 è in libertà, ed è ospite del Cie, il Centro identificazione ed espulsione, a Caltanissetta. L’Italia intende espellerlo, ma la Tunisia non lo riconosce come proprio cittadino e non collabora. E quindi Anis Amri è solo intimato ad andare fuori dal territorio italiano. Nel frattempo i suoi dati sono già nero su bianco nel computer del Sis, il Sistema di informazione Schengen condiviso in tutta Europa. Ancora nel frattempo lui viaggia, e nel luglio del 2015 presenta richiesta di asilo politico in Germania, e nello stesso periodo è bloccato in Svizzera in possesso di un passaporto italiano falso. A Berlino conclude il suo corso di radicalizzazione, frequentando una comunità di salafiti con a capo un imam fondamentalista, l’ iracheno Abu Walaa, arrestato lo scorso novembre perché sarebbe stato un reclutatore dell’Isis in Germania. Ancora nel frattempo, il tunisino Anis Amri sfugge al controllo delle autorità tedesche. Non vi è più nessuna traccia di lui, fino alla strage al mercato di Natale il 19 dicembre.